12/10/2007
Lo ha stabilito la Cassazione, confermando la condanna di un uomo ritenuto colpevole dalla Corte di appello di Roma di omicidio colposo. L'imputato, mentre era alla guida della propria autovettura, aveva attraversato un incrocio di mentre, secondo l'accusa, il semaforo segnalava il rosso nel suo senso di marcia, causando così un incidente nel quale morì un ragazzo in sella ad un motorino.
I giudici del merito, pur riconoscendo un concorso di colpa della vittima pari al 20%, per la sua imprudente ripartenza dopo il via libera dato dal semaforo nella sua corsia, aveva condannato l'imputato alla pena, condizionalmente sospesa, di 6 mesi di reclusione e al risarcimento del danno in favore delle parti civili.
Contro tale sentenza, l'uomo aveva proposto ricorso in Cassazione, sottolineando che la vittima si era immessa nella circolazione senza attendere il passaggio dell'auto dell'imputato che aveva già da qualche tempo impegnato l'incrocio nonchè ricordando che la luce solare, in quel momento abbagliante, gli aveva reso difficile percepire il colore del semaforo.
Per la Suprema Corte (quarta sezione penale, sentenza 37581), il ricorso è da rigettare: "Incoerente appare la pretesa del ricorrente - sottolineano i giudici di piazza Cavour - di imporre al motociclo regolarmente partito al segnale di via libera, di lasciare comunque, libero l'incrocio solo perche gia' impegnato dall'auto" dell'imputato. Appare "evidente" infatti, secondo la Cassazione, che se la vittima era "partita al semaforo verde, l'imputato aveva iniziato l'attraversamento dell'incrocio al semaforo rosso". Inoltre, aggiungono gli 'ermellini' è "notorio che negli incroci il semaforo verde su una delle vie che si intersecano scatta alcuni secondi dopo l'apparizione del rosso sulla strada
incrociata". Nel caso di specie, quindi, "nell'ipotesi piu' benevola - conclude la sentenza - l'imputato ha iniziato l'attraversamento dell'incrocio con semaforo giallo, e dunque indebitamente, poichè quel segnale avrebbe gia' dovuto imporgli di arrestare l'auto".
Lo ha stabilito la Cassazione, confermando la condanna di un uomo ritenuto colpevole dalla Corte di appello di Roma di omicidio colposo. L'imputato, mentre era alla guida della propria autovettura, aveva attraversato un incrocio di mentre, secondo l'accusa, il semaforo segnalava il rosso nel suo senso di marcia, causando così un incidente nel quale morì un ragazzo in sella ad un motorino.
I giudici del merito, pur riconoscendo un concorso di colpa della vittima pari al 20%, per la sua imprudente ripartenza dopo il via libera dato dal semaforo nella sua corsia, aveva condannato l'imputato alla pena, condizionalmente sospesa, di 6 mesi di reclusione e al risarcimento del danno in favore delle parti civili.
Contro tale sentenza, l'uomo aveva proposto ricorso in Cassazione, sottolineando che la vittima si era immessa nella circolazione senza attendere il passaggio dell'auto dell'imputato che aveva già da qualche tempo impegnato l'incrocio nonchè ricordando che la luce solare, in quel momento abbagliante, gli aveva reso difficile percepire il colore del semaforo.
Per la Suprema Corte (quarta sezione penale, sentenza 37581), il ricorso è da rigettare: "Incoerente appare la pretesa del ricorrente - sottolineano i giudici di piazza Cavour - di imporre al motociclo regolarmente partito al segnale di via libera, di lasciare comunque, libero l'incrocio solo perche gia' impegnato dall'auto" dell'imputato. Appare "evidente" infatti, secondo la Cassazione, che se la vittima era "partita al semaforo verde, l'imputato aveva iniziato l'attraversamento dell'incrocio al semaforo rosso". Inoltre, aggiungono gli 'ermellini' è "notorio che negli incroci il semaforo verde su una delle vie che si intersecano scatta alcuni secondi dopo l'apparizione del rosso sulla strada
incrociata". Nel caso di specie, quindi, "nell'ipotesi piu' benevola - conclude la sentenza - l'imputato ha iniziato l'attraversamento dell'incrocio con semaforo giallo, e dunque indebitamente, poichè quel segnale avrebbe gia' dovuto imporgli di arrestare l'auto".