Nome scientifico: Dasyatis Pastinaca
Nome italiano: Trigone nero
I trigoni sono pesci cartilaginei (come gli squali) dalla forma piatta e tondeggiante, con una coda allungata dotata, nella parte terminale, di un aculeo seghettato e velenoso. Si tratta di un'arma puramente difensiva usata solo in caso di vera necessità: non disturbateli e non avrete nulla da temere. Non cercate di toccare questi magnifici animali, sia per un problema di sicurezza, sia perché l'acidità delle mani asporta il muco protettivo e le squame, favorendo così il facile insediamento di parassiti nell'animale. Animali prevalentemente notturni, vivono a contatto con il fondo, dove passano le ore diurne nascosti sotto la sabbia o in anfratti della barriera. La bocca, situata nella parte inferiore, è adattata a triturare prede con il guscio duro, come molluschi e crostacei, ed ha un notevole potere aspirante che usa per cibarsi di piccoli pesci nascosti in cavità. Dietro gli occhi ci sono due aperture, dette spiracoli, attraverso le quali l'acqua viene pompata nelle branchie permettendo la respirazione, la quale non potrebbe altrimenti avvenire attraverso le aperture branchiali, disposte nella parte ventrale, mentre il trigone è adagiato sul fondo. Il trigone è viviparo, ovvero partorisce individui già in grado di provvedere a se stessi nella difesa e nel nutrimento. Le carni non sono prelibate e la sua caccia in passato era praticata solo per procurarsi la pelle con la quale venivano realizzati i tamburi dell'arcipelago maldiviano. Predatore per eccellenza dei trigoni è lo squalo ed in particolare lo squalo Martello., che sembra essere indifferente alla presenza degli aculei veleniferi. Sono stati infatti trovati squali Martello che recavano spine di trigone conficcate nella bocca: un esemplare catturato al largo della Florida aveva addirittura 96 spine nella cavità orale. Gli esemplari visibilmente piu' grandi sono femmine mentre il maschio può essere riconosciuto, oltre che per le dimensioni ridotte, per la presenza sotto la coda vicino alle pinne pelviche, di due organi copulatori cilindrici detti pterigopodi. Irrilevanti invece le differenze di colore nella distinzione del sesso.
Quando l'animale viene infastidito, erigendo la coda, può conficcare l'aculeo nella vittima inoculando il veleno. L'aculeo seghettato generalmente colpisce la gamba provocando una ferita lacero-contusa e può spezzarsi nelle carni della vittima. I sintomi consistono in gonfiore e dolore localizzati che aumentano di intensità e possono durare 12-48 ore. Possono essere avvertiti estrema debolezza, senso d'angoscia e nausea, possono verificarsi vomito, diarrea e collasso per vasodilatazione. La regione attorno al punto colpito si scolora e può andare in necrosi. Pare che il principio tossico sia una cardiotossina, probabilmente di natura proteica poichè è termolabile, quindi oltre alla normale disinfezione ed eventuale sutura della ferita si suggerisce di immergere la zona colpita in acqua calda o di applicare impacchi caldi.
strano che sia morto per una puntura del genere!! :confusbig)